Un neuropsicologo spiega perché i nipoti ventenni crollano per cose che i nonni considerano banali

La distanza tra nonni e nipoti ventenni o trentenni si manifesta oggi in modo particolarmente evidente quando si parla di emozioni e crisi esistenziali. Mentre i nonni hanno vissuto in un’epoca in cui i percorsi di vita erano più lineari e scanditi da tappe socialmente condivise come lo studio, il lavoro stabile e la famiglia, i giovani di oggi crescono in contesti caratterizzati da maggior instabilità lavorativa, trasformazioni tecnologiche rapide e norme biografiche più fluide. Questa divergenza di esperienze può trasformarsi in un muro invisibile proprio quando il legame intergenerazionale potrebbe rivelarsi più prezioso.

Perché le emozioni dei giovani adulti sembrano così diverse

I nipoti ventenni e trentenni di oggi affrontano pressioni psicologiche che i loro nonni faticano a riconoscere come legittime. L’ansia da prestazione non riguarda più semplicemente il superamento di un esame, ma coinvolge anche la costruzione costante di un’identità digitale e il confronto incessante con vite apparentemente perfette sui social media. Numerosi studi hanno collegato l’uso problematico dei social a maggiori livelli di ansia, sintomi depressivi e confronto sociale negativo nei giovani adulti. Anche la percezione di dover eccellere in molteplici ambiti simultaneamente, dallo studio al lavoro, dalle relazioni all’immagine online, contribuisce ad alimentare un perfezionismo diffuso nelle generazioni più giovani.

La paura del futuro assume oggi connotazioni specifiche: i giovani adulti si confrontano con instabilità lavorativa strutturale, precarietà contrattuale diffusa, crisi climatica e difficoltà di accesso alla casa, soprattutto nelle aree urbane. I dati mostrano che i giovani sono sovrarappresentati nei lavori temporanei e a basso reddito rispetto alle generazioni più anziane alla stessa età. Non si tratta quindi di timori passeggeri, ma di preoccupazioni radicate in tendenze oggettive che rendono il loro disagio in parte diverso dalle ansie che potevano provare molte coorti precedenti.

Il paradosso dell’abbondanza di scelte

Uno degli aspetti più incompresi dai nonni riguarda quella che lo psicologo Barry Schwartz ha definito paradosso della scelta: un numero molto elevato di opzioni può aumentare ansia, rimpianto e insoddisfazione invece di accrescere la libertà percepita. Gli studi dimostrano che un eccesso di alternative può generare paralisi decisionale e minore soddisfazione rispetto a scenari con meno opzioni.

I nipoti non stanno semplicemente procrastinando o mostrandosi indecisi: stanno affrontando un compito cognitivamente ed emotivamente impegnativo. Ogni scelta professionale può comportare il senso di rinunciare a possibili identità alternative, un tema ampiamente esplorato dalla psicologia dello sviluppo. La fase di vita tra i diciotto e i ventinove anni è caratterizzata da esplorazione prolungata di ruoli e identità, instabilità e sensazione di avere molte vie possibili aperte, con conseguente aumento di incertezza e stress.

Strategie concrete per i nonni: oltre i consigli tradizionali

La buona notizia è che i nonni possiedono risorse uniche per supportare i nipoti, anche senza comprendere perfettamente ogni sfumatura della loro esperienza emotiva. Le ricerche sulle relazioni intergenerazionali indicano che i nonni possono contribuire al benessere psicologico dei giovani, fornendo supporto emotivo, senso di continuità familiare e appartenenza. Il punto chiave è cambiare approccio: meno soluzioni pronte, più presenza e ascolto.

Validare prima di consigliare

Quando un nipote esprime ansia per il futuro, l’impulso naturale è minimizzare con frasi come “vedrai che tutto si sistema” oppure offrire soluzioni immediate. Entrambe le reazioni possono dare al giovane il messaggio che le sue emozioni non sono pienamente comprese o considerate importanti. La validazione emotiva, ovvero riconoscere esplicitamente l’emozione dell’altro come comprensibile, è stata associata a migliori esiti relazionali e a una riduzione della reattività emotiva.

Una risposta più efficace inizia con la validazione: “Capisco che questa situazione ti genera molta pressione” oppure “Dev’essere davvero faticoso sentirti così incerto sul futuro”. Questa apertura crea uno spazio di ascolto che il giovane adulto percepisce come più sicuro e accogliente.

Condividere vulnerabilità, non solo vittorie

I nonni tendono a raccontare i propri successi come fonte di ispirazione, ma per i nipoti in crisi questo può risultare distante. Condividere anche momenti di dubbio, paura e incertezza vissuti nella propria giovinezza può invece facilitare l’empatia intergenerazionale. Gli studi sulla narrazione autobiografica mostrano che la condivisione di storie che includono difficoltà e loro elaborazione favorisce la connessione emotiva e il senso di significato nelle relazioni familiari.

L’obiettivo non è stabilire un parallelo perfetto con frasi come “anch’io alla tua età”, che spesso suonano sminuenti, ma mostrare l’universalità dell’esperienza umana del dubbio. Raccontare come ci si sentiva, più che solo cosa si è fatto, aiuta a creare ponti emotivi autentici tra generazioni.

Offrire presenza, non solo soluzioni

La ricerca sull’attaccamento e il supporto sociale familiare mostra che la presenza affettiva costante di figure significative è associata a maggiore benessere e resilienza. Studi specifici sui nonni indicano che il loro coinvolgimento può contribuire a ridurre sintomi depressivi e difficoltà emotive nei giovani, soprattutto in situazioni familiari complesse.

I nonni non devono avere tutte le risposte: la loro disponibilità costante è già una risorsa. Questo può tradursi in gesti concreti che fanno la differenza nel quotidiano:

  • Messaggi periodici che non richiedono aggiornamenti o performance (“Pensavo a te oggi”)
  • Inviti senza agenda nascosta (“Ti va di venire a pranzo? Nessuna interrogazione sulla tua vita”)
  • Disponibilità esplicita senza pressione (“Quando vuoi parlare, io ci sono”)

Riconoscere quando serve aiuto professionale

Un ruolo cruciale che i nonni possono svolgere è fungere da ponte verso il supporto professionale quando necessario. Quando ansia, umore depresso o crisi esistenziali risultano persistenti e compromettono il funzionamento quotidiano, le linee guida internazionali raccomandano la valutazione da parte di uno psicologo o psicoterapeuta.

Qual è la tua più grande paura per il futuro?
Precarietà lavorativa ed economica
Troppa scelta e paralisi decisionale
Deludere le aspettative altrui
Crisi climatica e ambientale
Non trovare il mio posto

Lo stigma verso la salute mentale rappresenta ancora una barriera importante all’accesso alle cure, soprattutto tra i giovani adulti. I nonni possono contribuire a normalizzare il ricorso alla terapia con frasi come “Parlare con un professionista è un segno di forza, non di debolezza” e, quando possibile, offrendo un supporto pratico o economico per iniziare un percorso di cura.

Il valore insostituibile della prospettiva temporale

Ciò che i nonni possiedono e i nipoti non possono ancora avere è la prospettiva dei decenni di vita. Le ricerche mostrano che le storie di vita degli anziani, se raccontate in modo rispettoso e non moralistico, possono aiutare i più giovani a dare senso a transizioni critiche, riducendo il senso di isolamento e favorendo la speranza.

Raccontare come scelte apparentemente cruciali si siano rivelate meno definitive di quanto sembrassero, come deviazioni abbiano aperto strade inaspettate, come l’identità si sia evoluta nel tempo piuttosto che cristallizzarsi in una sola decisione: queste narrazioni offrono ossigeno a chi si sente soffocare dalla pressione di scegliere giusto al primo tentativo.

Il rapporto tra nonni e nipoti giovani adulti può trasformarsi da fonte di incomprensione reciproca a ancora di sostegno emotivo. Questo richiede da parte dei nonni l’umiltà di riconoscere ciò che non possono comprendere pienamente e il coraggio di offrire presenza anche nell’incertezza. Per i nipoti, scoprire che qualcuno crede in loro anche quando loro stessi faticano a farlo può rappresentare la differenza tra restare bloccati e trovare il coraggio di muovere il prossimo passo, anche se incerto.

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