Quando un figlio abbandona l’università o frequenta svogliatamente i corsi, molte madri vivono un turbinio di emozioni contraddittorie: delusione per le aspettative infrante, ansia per il suo futuro economico, senso di colpa chiedendosi dove abbiano sbagliato. Questa situazione, più comune di quanto si pensi, riguarda circa il 12,2% degli studenti universitari italiani maschi e il 7,7% delle femmine nel ciclo triennale, con percentuali ancora più elevate in altri paesi europei come il Portogallo, dove la dispersione universitaria coinvolge quasi 30% degli studenti universitari portoghesi. La frustrazione è comprensibile, ma trasformarla in risorsa richiede un cambio radicale di prospettiva.
Il mito della laurea come unica strada verso il successo
La generazione dei genitori attuali è cresciuta con un mantra preciso: la laurea garantisce stabilità e realizzazione. Questa equazione, seppur valida per decenni, oggi mostra evidenti crepe. Il mercato del lavoro contemporaneo valorizza competenze trasversali, esperienze pratiche e capacità di adattamento quanto, se non più, dei titoli accademici tradizionali.
Riconoscere che l’università potrebbe non essere la strada giusta per vostro figlio non significa arrendersi alle sue potenzialità, ma accogliere l’evidenza che esistono molteplici percorsi verso una vita professionale soddisfacente. Steve Jobs, Richard Branson e molti altri professionisti di successo hanno abbandonato gli studi formali per seguire vie alternative, costruendo carriere straordinarie attraverso percorsi non convenzionali.
Decifrare i segnali nascosti dietro l’abbandono
Raramente la mancanza di motivazione universitaria nasce dal semplice disimpegno. Spesso nasconde questioni più profonde che meritano ascolto autentico, non giudizio.
Le ragioni invisibili dello stallo
- Scelta condizionata: molti giovani adulti iscrivono corsi di laurea per soddisfare aspettative familiari piuttosto che inclinazioni personali. Questa dissonanza cognitiva genera demotivazione progressiva
- Crisi di identità professionale: la ventina è un’età di esplorazione identitaria. Pretendere scelte definitive risulta anacronistico in un’epoca che vedrà i vostri figli cambiare carriera mediamente 12 volte nella vita lavorativa
- Difficoltà psicologiche non dichiarate: ansia da prestazione, depressione o disturbi dell’attenzione possono mascherarsi da pigrizia agli occhi esterni
- Metodo di apprendimento incompatibile: alcuni apprendono meglio attraverso l’esperienza pratica che tramite studio teorico prolungato
Prima di etichettare vostro figlio come “senza direzione”, investite tempo in conversazioni profonde che esplorino il suo mondo interiore senza agenda precostituita. L’ascolto attivo, quello che prevede domande aperte e non sentenze preconfezionate, può rivelare dinamiche che altrimenti rimarrebbero nell’ombra.
Strategie relazionali che funzionano davvero
Sostituire il controllo con la collaborazione
La tentazione di imporre soluzioni è forte ma controproducente. Frasi come “devi finire almeno la triennale” o “trova subito un lavoro qualsiasi” creano muri anziché ponti. I giovani adulti necessitano di autonomia supportata, non di direttive dall’alto. Provate questo approccio: “Vedo che l’università non ti sta dando quello che cercavi. Sono preoccupata per il tuo futuro, ma voglio capire la tua visione. Possiamo ragionare insieme su alternative concrete?”
Questo linguaggio riconosce le vostre emozioni senza renderle il centro della questione, validando contemporaneamente l’esperienza di vostro figlio. Il risultato? Un dialogo aperto dove entrambe le parti si sentono ascoltate e rispettate.
Il patto delle responsabilità condivise
Stabilite insieme parametri chiari: se abbandona gli studi, quali responsabilità economiche e pratiche si assume? Pagherà una quota simbolica per vivere in casa? Contribuirà alle spese quotidiane? Questo non è punizione, ma preparazione alla vita adulta. I giovani adulti che affrontano conseguenze proporzionate alle scelte sviluppano resilienza e autodeterminazione più solide rispetto a chi riceve supporto incondizionato senza limiti temporali o condizioni.
Esplorare percorsi alternativi con pragmatismo
L’assenza di laurea non equivale ad assenza di formazione. Il panorama contemporaneo offre alternative concrete che spesso i genitori ignorano per mancanza di informazione o per pregiudizi generazionali.

Formazione professionalizzante e certificazioni
I corsi ITS, le accademie digitali e le certificazioni professionali in ambiti come coding, digital marketing, progettazione grafica o competenze tecniche specialistiche offrono sbocchi occupazionali rapidi e tangibili. Questi percorsi durano uno o due anni e vantano tassi di occupazione superiori all’80% a un anno dal diploma, numeri che molti corsi di laurea tradizionali faticano a raggiungere.
L’apprendistato come palestra di vita
Modelli diffusi in Germania e Svizzera stanno guadagnando terreno anche in Italia. Lavorare affiancando professionisti esperti fornisce competenze concrete, reddito immediato e chiarezza vocazionale che nessuna aula universitaria garantisce. Imparare facendo rimane uno dei metodi educativi più efficaci per chi ha un approccio pratico all’apprendimento.
Il gap year strategico
Un anno sabbatico strutturato, non un anno sul divano, può rappresentare il reset necessario. Volontariato internazionale, esperienze lavorative all’estero o progetti personali guidati offrono quella maturità e direzione che forse mancavano al momento dell’iscrizione universitaria. La chiave sta nel definire obiettivi specifici e verificabili per questo periodo.
Proteggere la relazione mentre attraversate la tempesta
La preoccupazione materna è legittima, ma trasformarla in pressione costante erode la fiducia reciproca. Vostro figlio sta attraversando una crisi di transizione, non è diventato improvvisamente un fallimento umano. Separate la persona dal problema: potete disapprovare le scelte senza ritirare l’amore e il rispetto.
Condividete le vostre paure con il partner, amici fidati o professionisti piuttosto che scaricarle ripetutamente su vostro figlio. Paradossalmente, quando i giovani adulti percepiscono meno giudizio e più sostegno incondizionato alla persona, diventano più ricettivi al confronto costruttivo e più disposti a considerare suggerimenti che altrimenti vivrebbero come imposizioni.
Quando cercare supporto esterno
Se lo stallo persiste oltre sei mesi senza progressi visibili, considerate il coinvolgimento di un career counselor o psicoterapeuta specializzato in giovani adulti. Questi professionisti offrono prospettive neutre che né voi né vostro figlio riuscite a vedere dall’interno della dinamica familiare. Non rappresenta un fallimento genitoriale, ma un atto di saggezza riconoscere quando servono competenze specialistiche.
Il percorso lineare scuola-università-lavoro-pensione appartiene a un’epoca conclusa. Abbracciare la complessità delle traiettorie contemporanee, pur mantenendo aspettative di responsabilità e impegno, può trasformare questo momento critico in un’opportunità di crescita per l’intera famiglia. Vostro figlio non è rotto da riparare, ma una persona in evoluzione che necessita di guida flessibile, non di binari rigidi. La sfida più grande per una madre? Accettare che il successo dei figli potrebbe apparire molto diverso da come lo avevate immaginato, pur rimanendo altrettanto valido e appagante.
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