Compri cioccolato senza saperlo, ecco cosa si nasconde davvero dietro quella tavoletta

Quando acquistiamo una tavoletta di cioccolato al supermercato, raramente ci soffermiamo a riflettere sul viaggio che hanno compiuto le fave di cacao prima di trasformarsi nel prodotto finito che teniamo tra le mani. Eppure, dietro quella confezione attraente si nasconde spesso un’opacità informativa che impedisce ai consumatori di compiere scelte davvero consapevoli. La normativa europea richiede che in etichetta siano indicate alcune informazioni obbligatorie, tra cui il nome e l’indirizzo dell’operatore responsabile, ma l’indicazione dell’origine delle singole materie prime è richiesta solo quando la sua omissione potrebbe indurre in errore il consumatore o quando è previsto da norme specifiche di settore. Per il cioccolato, non esiste un obbligo generalizzato di indicare in etichetta il paese di origine delle fave di cacao, salvo in casi particolari, come quando si fa riferimento a un’origine specifica sul packaging.

Il labirinto delle etichette: cosa ci dice davvero il packaging

L’etichetta di una tavoletta di cioccolato può riportare la dicitura “Prodotto in Italia” o “Fabbricato in Germania”, ma questa informazione, ove presente, si riferisce al luogo dove è avvenuta la lavorazione o l’ultima trasformazione sostanziale del prodotto, non necessariamente al luogo di origine del cacao. Il cacao stesso, ingrediente fondamentale che costituisce l’anima del cioccolato, può provenire da tutt’altra parte del mondo. I principali produttori sono Costa d’Avorio, Ghana, Nigeria, Camerun, Ecuador, Brasile e Indonesia, ma senza che il consumatore ne abbia cognizione, se non quando il produttore decide volontariamente di indicarlo.

Questa distinzione tra luogo di produzione e origine delle materie prime rappresenta una differenza sostanziale che sfugge alla maggior parte degli acquirenti. Le aziende produttrici di cioccolato non sono tenute per legge a riportare in etichetta in modo sistematico la provenienza geografica del cacao utilizzato. L’indicazione dell’origine può essere richiesta dalla normativa solo in casi specifici, mentre è spesso prevista come requisito da schemi di certificazione volontari come Fairtrade o Rainforest Alliance.

Un consumatore che vorrebbe evitare prodotti provenienti da determinate aree geografiche problematiche dal punto di vista sociale o ambientale si trova spesso nell’impossibilità di farlo basandosi esclusivamente sulle informazioni minime riportate sulla confezione.

Perché la provenienza del cacao dovrebbe interessarci

La questione non è puramente accademica o riservata agli appassionati di commercio equo e solidale. Esistono ragioni concrete e documentate che dovrebbero spingere ogni consumatore a interrogarsi sull’origine del cacao contenuto nel cioccolato che acquista.

Il problema dello sfruttamento del lavoro

Diverse aree di coltivazione del cacao nel mondo presentano situazioni critiche dal punto di vista dei diritti umani, in particolare in Africa Occidentale. Studi e rapporti congiunti dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro, dell’UNICEF e di organizzazioni indipendenti hanno documentato l’impiego diffuso di lavoro minorile nelle piantagioni di cacao in Costa d’Avorio e Ghana, i due principali paesi produttori.

Secondo recenti ricerche, circa 1,56 milioni di bambini sono impegnati in forme di lavoro minorile legate alla produzione di cacao in Costa d’Avorio e Ghana. Molti di questi bambini sono esposti a lavori pesanti e pericolosi, come l’utilizzo di machete e pesticidi o il trasporto di carichi eccessivi, attività che interferiscono con la frequenza scolastica. Senza informazioni precise sulla provenienza del cacao, è difficile per il consumatore sapere se la tavoletta che acquista possa essere collegata a queste forme di sfruttamento.

L’impatto ambientale nascosto

La coltivazione intensiva del cacao ha contribuito in modo significativo alla deforestazione in diverse regioni tropicali, in particolare in Africa Occidentale. Studi scientifici e rapporti di organizzazioni non governative hanno documentato che l’espansione delle colture di cacao è stata uno dei principali driver della perdita di foresta in paesi come Costa d’Avorio e Ghana, spesso a scapito di foreste primarie o aree protette.

La produzione di cacao è stata associata alla perdita di ampie superfici forestali nel corso degli ultimi decenni, con impatti negativi su biodiversità, servizi ecosistemici e emissioni di gas serra. L’assenza di tracciabilità pubblicamente accessibile lungo la filiera rende difficile per i consumatori premiare con i propri acquisti le filiere che adottano pratiche agricole certificate come “deforestation-free” o che utilizzano sistemi agroforestali più sostenibili.

Come orientarsi nella giungla del cioccolato

Di fronte a questa mancanza di trasparenza, quali strumenti ha a disposizione il consumatore attento? Esistono alcune strategie che possono aiutare a fare scelte più informate, anche se non risolvono completamente il problema.

  • Cercare certificazioni indipendenti: alcuni marchi riportano certificazioni di terze parti che stabiliscono standard sociali e ambientali nella filiera del cacao, come schemi di certificazione biologica. Tali sistemi prevedono criteri relativi a lavoro minorile, uso di pesticidi, gestione del suolo e tutela forestale
  • Privilegiare il cioccolato con indicazione chiara dell’origine del cacao: molte linee “single origin” o “bean-to-bar” riportano volontariamente il paese o talvolta la regione di origine del cacao e spesso informazioni aggiuntive sui progetti di filiera o sui rapporti diretti con i produttori
  • Consultare i siti web dei produttori: alcune aziende, soprattutto le imprese artigianali e i marchi che adottano approcci “direct trade”, forniscono volontariamente informazioni dettagliate sulla tracciabilità delle loro materie prime
  • Valutare attentamente il rapporto qualità-prezzo: la produzione di cacao e cioccolato che rispetti standard più elevati in termini di diritti dei lavoratori e pratiche agricole sostenibili comporta in genere costi maggiori lungo la filiera

Cosa sta cambiando a livello normativo

La soluzione strutturale al problema della scarsa trasparenza richiede interventi legislativi che estendano e rendano effettiva la tracciabilità delle catene di approvvigionamento, compresa l’origine delle materie prime. A livello europeo sono stati adottati o proposti strumenti che vanno in questa direzione.

Il Regolamento UE sui prodotti legati alla deforestazione, entrato in vigore nel 2023, impone agli operatori che immettono sul mercato dell’Unione Europea prodotti come cacao e cioccolato l’obbligo di effettuare una rigorosa “due diligence” per garantire che non provengano da terreni deforestati o da violazione delle leggi del paese di produzione. Parallelamente, la proposta di Direttiva sulla due diligence di sostenibilità delle imprese mira a obbligare le grandi aziende a identificare, prevenire e rendicontare i rischi e gli impatti negativi sui diritti umani e sull’ambiente lungo le proprie catene globali del valore.

Questi strumenti, se pienamente attuati e accompagnati da requisiti di informazione più dettagliati verso i consumatori, potrebbero rafforzare la tracciabilità reale della filiera del cacao, non solo della trasformazione finale. Come consumatori, possiamo contribuire a spingere verso questo cambiamento premiando con i nostri acquisti quelle aziende che già oggi comunicano in modo trasparente l’origine del cacao e le condizioni di produzione.

L’importanza di chiedere e informarsi

Non accontentarsi delle informazioni minime presenti in etichetta rappresenta già un primo passo importante. Richiedere informazioni ai produttori sui canali ufficiali di contatto, consultare rapporti di sostenibilità quando disponibili e appoggiarsi a indagini e rating indipendenti sul settore del cacao e del cioccolato possono aiutare a colmare, almeno in parte, le lacune informative.

Il cioccolato può continuare a essere un piacere senza sensi di colpa solo se la filiera che lo produce rispetta le persone e l’ambiente, condizioni che allo stato attuale non possono essere date per scontate nel mercato globale del cacao. Per poterne valutare la sostenibilità, servono informazioni chiare, verificabili e facilmente accessibili già al momento dell’acquisto: indicazioni sull’origine del cacao, impegni misurabili su diritti umani e ambiente, e sistemi di tracciabilità credibili supportati da verifiche indipendenti.

La strada verso una vera tracciabilità del cacao è ancora lunga, ma ogni consumatore informato e ogni norma che rafforza la due diligence e la trasparenza rappresentano tasselli fondamentali per avvicinarsi a una filiera del cioccolato più giusta e sostenibile. Le nostre scelte di acquisto quotidiane possono fare la differenza nel promuovere un cambiamento positivo in questo settore così importante per milioni di famiglie di agricoltori nel mondo.

Quando compri cioccolato controlli da dove viene il cacao?
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