Quando i figli diventano giovani adulti, molti genitori si trovano ad affrontare un paradosso inatteso: proprio nel momento in cui credevano di aver completato la fase più impegnativa dell’educazione, emergono sensi di colpa profondi legati alla percezione di non essere abbastanza presenti. Questo disagio emotivo non riguarda più il tempo dedicato ai compiti o alle attività extrascolastiche, ma una dimensione più sottile e complessa: la disponibilità emotiva, il supporto nelle scelte decisive, l’accompagnamento in una fase della vita spesso turbolenta.
La ricerca sugli stili genitoriali dimostra che i genitori autorevoli promuovono intelligenza emotiva nei figli attraverso un controllo affettuoso e una comunicazione efficace, mentre approcci autoritari o negligenti correlano con minori adattamenti emotivi. La distanza non è solo fisica, ma psicologica: i figli sono impegnati nella costruzione della propria identità adulta, mentre i genitori attraversano spesso la fase più intensa della carriera professionale o devono occuparsi contemporaneamente dei propri genitori anziani.
La generazione sandwich e il mito della perfezione genitoriale
Chi oggi ha figli giovani adulti appartiene frequentemente alla cosiddetta generazione sandwich, schiacciata tra responsabilità multiple. Le aspettative che questi genitori avevano su se stessi erano modellate su un contesto sociale profondamente diverso: famiglie mononucleari con ruoli definiti, percorsi lavorativi lineari, transizioni all’età adulta più rapide. La realtà con cui si confrontano è invece caratterizzata da precarietà lavorativa dei figli, prolungamento della dipendenza economica, incertezza esistenziale diffusa.
Il senso di colpa nasce spesso dal confronto tra il genitore ideale che si pensava di diventare e quello che si è effettivamente diventati. Ma questa comparazione ignora un elemento fondamentale: le aspettative erano realistiche per un mondo che non esiste più. Continuare a misurarsi con parametri obsoleti significa condannarsi a un’inadeguatezza permanente che non ha ragione d’essere.
Quando la presenza diventa pressione
Un aspetto raramente considerato riguarda la qualità della presenza rispetto alla quantità . Molti genitori compensano la presunta mancanza di tempo con un ipercontrollo mascherato da interesse: telefonate quotidiane che diventano interrogatori, consigli non richiesti su ogni decisione, disponibilità economica che crea dipendenza anziché autonomia.
La responsività genitoriale unita alla calorosità correlano con un buon riconoscimento e controllo delle emozioni nei figli, mentre minimizzare le emozioni penalizza lo sviluppo emotivo. Il paradosso è che molti genitori sentono di mancare proprio mentre stanno in realtà soffocando. La presenza autentica richiede di saper stare un passo indietro, disponibili ma non invadenti.
Riconoscere i segnali di un’aspettativa distorta
- Interpretare ogni problema del figlio adulto come conseguenza delle proprie mancanze passate
- Sentirsi in dovere di risolvere situazioni che richiederebbero invece sperimentazione autonoma
- Provare ansia quando il figlio non condivide immediatamente ogni dettaglio della propria vita
- Misurare il proprio valore genitoriale esclusivamente attraverso i successi o le difficoltà dei figli
Rinegoziare il patto educativo con se stessi
Il passaggio dall’essere genitori di bambini all’essere genitori di adulti richiede una trasformazione che pochi affrontano consapevolmente. Non si tratta più di educare nel senso tradizionale, ma di accompagnare senza dirigere, sostenere senza sostituirsi, essere disponibili senza essere indispensabili.

Questo processo implica un lutto simbolico: quello del genitore onnipotente che risolve, protegge, indica la strada. Al suo posto emerge una figura diversa, che accetta di non avere tutte le risposte, che tollera di vedere i propri figli commettere errori, che riconosce i limiti della propria influenza. È un passaggio doloroso ma necessario per permettere a entrambe le generazioni di evolversi.
I sensi di colpa impediscono proprio questa differenziazione, mantenendo un legame basato sull’inadeguatezza invece che sulla maturità relazionale. La genitorialità in questa fase richiede di accettare che l’influenza diretta diminuisce, ma il valore del rapporto può paradossalmente intensificarsi attraverso modalità più paritarie e autentiche.
Strategie concrete per trasformare il senso di colpa in presenza consapevole
Anziché aumentare genericamente la disponibilità , può essere più efficace qualificarla. Stabilire momenti di condivisione genuina, anche brevi ma significativi: una cena mensile senza distrazioni digitali, una camminata insieme, la condivisione di un interesse comune. La ritualità crea continuità senza oppressione, offrendo punti di riferimento stabili in un contesto di autonomie crescenti.
Altrettanto importante è comunicare esplicitamente i propri limiti e le proprie fatiche. Molti genitori temono che ammettere difficoltà significhi confermare la propria inadeguatezza. Al contrario, mostrare umanità e vulnerabilità crea autenticità relazionale e offre ai figli adulti un modello di come gestire le imperfezioni della vita. La promozione nell’esprimere emozioni da parte dei genitori produce intelligenza emotiva nei figli, anche quando questi sono ormai adulti.
Il valore inatteso dell’imperfezione
I giovani adulti raramente lamentano l’assenza fisica dei genitori durante gli anni formativi, ma piuttosto l’assenza emotiva o, all’opposto, l’incapacità di vederli come persone imperfette. Genitori che non si perdonano le proprie mancanze trasmettono involontariamente l’idea che l’imperfezione sia inaccettabile, creando nei figli standard irrealistici che ostacoleranno la loro serenità futura.
Accettare di essere stati e di essere genitori sufficientemente buoni, piuttosto che perfetti, libera energie preziose. Energie che possono trasformarsi in curiosità autentica per la persona che il figlio sta diventando, in ammirazione per i percorsi che sta costruendo, in fiducia nelle sue capacità . Gli stili genitoriali autorevoli correlano resilienza e adattamento nei figli, qualità che si costruiscono anche attraverso l’esempio di come i genitori gestiscono le proprie imperfezioni.
La presenza più preziosa che un genitore possa offrire a un figlio giovane adulto non è la disponibilità illimitata, ma la capacità di rimanere una base sicura: qualcuno che c’è quando serve veramente, che non giudica i fallimenti come catastrofi, che celebra l’autonomia invece di temerla. Questo richiede di smettere di misurarsi con aspettative ormai obsolete e di costruire, insieme, un nuovo modo di essere famiglia tra adulti. Il senso di colpa può trasformarsi in gratitudine per il percorso fatto e fiducia nel futuro che si sta costruendo insieme, con ruoli diversi ma altrettanto preziosi.
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