Le stufe a legna e pellet scaldano efficacemente una casa con un fascino che pochi altri sistemi riescono a replicare. Ma dietro la patina rustica della fiamma viva si cela una questione ambientale meno intuitiva: le emissioni. Non solo nell’atmosfera esterna, ma anche tra le mura domestiche. Questo tipo di riscaldamento, se non gestito con attenzione, può trasformarsi da scelta eco-consapevole a vera e propria fonte di inquinamento. A fare la differenza non è solo il tipo di stufa, ma come, cosa e quanto si brucia.
In un contesto in cui la qualità dell’aria è un tema centrale per la salute individuale e quella collettiva, affrontare il problema delle emissioni significa ripensarne usi, manutenzione e impatto. La percezione comune vede la legna come un combustibile naturale e quindi innocuo, ma la realtà è più complessa. Eppure, migliorare si può: con scelte mirate, basate su criteri di efficienza energetica e sostenibilità concreta, una stufa può diventare un alleato per il comfort domestico senza gravare sull’ambiente.
Perché le stufe emettono polveri sottili e cosa significano per la qualità dell’aria
Le stufe bruciano biomasse. In teoria un combustibile rinnovabile, in pratica una sorgente emissiva che può generare inquinanti significativi. Il problema principale è legato alla combustione incompleta, un fenomeno che si verifica con frequenza maggiore di quanto si possa immaginare.
Quando i materiali bruciano in modo non ottimale – per mancanza d’ossigeno, errata regolazione dell’aria o combustibili di scarsa qualità – rilasciano un cocktail di sostanze inquinanti. Tra queste si annoverano PM10 e PM2.5, ovvero le polveri sottili sono pericolose, il monossido di carbonio, i composti organici volatili, gli idrocarburi policiclici aromatici e gli ossidi di azoto. Le particelle sotto i 10 micron possono essere inalate profondamente nei polmoni e contribuire a malattie respiratorie e cardiovascolari. Quelle inferiori a 2,5 micron sono ancora più insidiose perché entrano nel flusso sanguigno, raggiungendo potenzialmente ogni organo del corpo.
Secondo studi condotti dall’Università di Sheffield, in alcune aree residenziali, soprattutto in inverno, le stufe superano come fonte emissiva persino i trasporti urbani, rappresentando fino al 38% delle emissioni di polveri sottili. All’interno della casa, il rischio cresce ulteriormente. Una stufa con sigillatura imperfetta o una canna fumaria ostruita può rilasciare fumi dannosi direttamente nell’ambiente. Spesso non servono volumi elevati: l’esposizione prolungata anche a basse dosi influisce sensibilmente sulla salute.
Cosa distingue una stufa realmente ecologica da una che non lo è
Molti prodotti si presentano come “verdi” o “sostenibili”, ma non tutte le stufe sono equivalenti. Il primo indicatore tangibile è la classe di efficienza energetica, un parametro che misura quanto effettivamente il dispositivo converte il combustibile in calore utile.
Le stufe certificate in classe A+ o superiore utilizzano tecnologie di combustione ottimizzata, che migliorano l’efficienza e riducono al minimo i residui emissivi. Spesso sono dotate di sistemi di post-combustione: camere supplementari in cui i restanti fumi vengono ri-bruciati prima di essere espulsi. Questa tecnologia permette di raggiungere temperature sufficientemente elevate da completare la combustione dei gas incombusti, riducendo drasticamente le emissioni.
Anche il controllo dell’aria fa la differenza. Stufe di nuova generazione consentono una regolazione fine dell’apporto d’aria primaria e secondaria, migliorando la combustione attraverso un flusso continuo e stabile. L’aria primaria alimenta direttamente la combustione della legna o del pellet, mentre quella secondaria completa il processo bruciando i gas rilasciati.
Ulteriori elementi che contano includono la presenza di filtri antiparticolato integrati, circuiti chiusi e doppi vetri per confinare i prodotti della combustione, e certificazioni ambientali nazionali o europee. In Italia, il marchio “Aria Pulita” identifica gli apparecchi che rispettano standard emissivi particolarmente stringenti. A livello europeo, la normativa EcoDesign 2022 ha introdotto requisiti minimi obbligatori per i nuovi apparecchi. Ancora più utile è valutare il rendimento termico: più è elevato, meno combustibile occorre per ottenere lo stesso calore. Un rendimento superiore all’85% indica che meno del 15% dell’energia si disperde, riducendo automaticamente le emissioni per kilowatt prodotto.
La qualità del combustibile per ridurre l’inquinamento
Anche la migliore stufa non può nulla se alimentata nel modo sbagliato. La qualità del combustibile impatta direttamente l’efficienza e la quantità di emissioni, un aspetto spesso sottovalutato dai consumatori.

Nel caso della legna, la differenza tra legna secca e ben stagionata rispetto a legna umida è abissale. Quella fresca contiene fino al 50% di umidità e produce più fumo, più residui di combustione e meno calore utile. L’acqua presente nella legna deve essere prima evaporata, consumando energia che altrimenti sarebbe disponibile per il riscaldamento. La legna da ardere dovrebbe essere stagionata almeno per 18-24 mesi, tenuta sollevata da terra e coperta solo superiormente per garantire la ventilazione. L’umidità ideale è sotto il 20%.
Per i pellet, il riferimento è la certificazione ENplus A1, l’unico standard in grado di garantire provenienza controllata, assenza di additivi chimici, contenuto minimo di ceneri e umidità, e potere calorifico costante. I pellet economici di dubbia provenienza possono contenere collanti tossici e generare più emissioni del beneficio che forniscono. La scelta del combustibile non è quindi una questione secondaria: l’uso di legna inadeguata può aumentare le emissioni di polveri sottili fino a 10 volte rispetto alla stessa stufa alimentata correttamente.
Manutenzione della canna fumaria per mantenere basse le emissioni
Una stufa ben mantenuta brucia in modo più pulito. La canna fumaria è il collo di bottiglia attraverso cui passano i fumi: se ostruita o incrostata, frena la fuoriuscita corretta della combustione e aumenta il rischio di riflusso e inquinamento indoor.
La pulizia meccanica della canna fumaria andrebbe eseguita almeno una volta l’anno, e più spesso con uso quotidiano o combustibili di bassa qualità. È obbligatoria per legge secondo il Decreto Ministeriale 37/2008, ma anche fondamentale per la sicurezza. I residui più pericolosi sono la fuliggine secca altamente infiammabile, nota come creosoto, e le ceneri non evacuate. Una canna fumaria pulita garantisce invece un tiraggio ottimale, ovvero quella depressione che richiama l’aria necessaria alla combustione.
Non meno importante è la pulizia delle griglie d’aerazione, dei vetri e dei condotti interni della stufa. Ogni deposito di cenere compromette il passaggio dell’aria e, col tempo, abbassa la resa termica. Affidarsi a un tecnico abilitato garantisce non solo interventi corretti, ma anche una verifica del tiraggio e della tenuta dell’impianto.
Integrare il sistema con soluzioni ibride
Il vero salto di qualità arriva quando si inserisce la stufa in un sistema integrato. Complementate da risorse rinnovabili, le stufe possono funzionare solo quando serve davvero, garantendo comfort e rispetto ambientale.
Le pompe di calore aria-acqua usano l’elettricità per amplificare il calore naturale presente nell’aria esterna. Se alimentate da fonti rinnovabili come il fotovoltaico, possono operare a zero emissioni dirette. Nei periodi di temperatura moderata, una pompa di calore può soddisfare completamente il fabbisogno termico dell’abitazione, lasciando la stufa spenta. I pannelli solari termici scaldano l’acqua sanitaria e alleggeriscono il carico della stufa durante le giornate soleggiate. Un sistema solare termico ben dimensionato può coprire fino al 60-70% del fabbisogno annuale di acqua calda sanitaria.
Gli accumulatori termici permettono di gestire in modo dinamico i flussi di calore, attivando la stufa solo quando serve realmente. Un accumulo termico immagazzina il calore prodotto nei momenti di funzionamento ottimale e lo rilascia gradualmente. Questa logica di integrazione ibrida ottimizza tecnologie diverse per adattarsi al clima reale e agli orari d’uso, riducendo il fabbisogno di biomassa e quindi le emissioni complessive.
Scelte consapevoli per aria più pulita
Una stufa non è un oggetto da accendere e dimenticare. È parte di un sistema che coinvolge la qualità dell’aria, l’efficienza energetica e il benessere di chi ci vive attorno. Ogni scelta, dal modello scelto al combustibile utilizzato, dalla frequenza della manutenzione alla modalità di accensione, ha conseguenze misurabili sull’ambiente.
Scelte semplici ma consapevoli – come preferire pellet certificati ENplus A1, tenere la canna fumaria ben pulita, scegliere una stufa con classe A++ – possono ridurre significativamente le polveri sottili emesse. Secondo dati raccolti dalle agenzie ambientali regionali, la differenza può arrivare fino all’80% in termini di emissioni tra una stufa moderna correttamente gestita e una obsoleta utilizzata senza criterio.
Non serve rinunciare al piacere di una stufa accesa nelle serate invernali. Serve invece comprendere che quel piacere può essere preservato e reso davvero sostenibile solo attraverso scelte informate e una gestione attenta. La tecnologia disponibile oggi permette di coniugare tradizione e innovazione, calore domestico e responsabilità ambientale.
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